Giuseppe Pontiggia
A cura di Daniela Marcheschi
«Le fondamenta»
30,00 €
Un Pontiggia inedito e ‘privato’, nella veste di impareggiabile consulente editoriale.
Lettore appassionato, vorace e onnivoro, pertinace bibliomane, Giuseppe Pontiggia era come fatalmente predestinato a quell’invisibile ruolo di consulente editoriale che, per decenni, affiancò alla pubblica attività di scrittore. Ma anche il «parere di lettura» assurge, in Pontiggia, al rango di vero e proprio genere letterario. Lo dimostra questo libro, dove per la prima volta si offre ampia testimonianza di una parte tutt’altro che secondaria della sua opera, relegata finora all’interno di fondi e archivi editoriali.
Un Pontiggia inedito e ‘privato’ nel quale ritroveremo però tutti i suoi inconfondibili tratti: la scrittura sapientemente calibrata e la perentoria precisione di giudizio («Sono libri decorosamente didascalici, ma una pagina di Singer basta a cancellarli»); la contagiosa passione letteraria («… si impone senza enfasi e sottolineature, con la naturalezza serenamente sconvolgente dei classici»); la soave spietatezza di fronte a certi compiaciuti manierismi («È un grande scrittore mancato, un ectoplasma di Broch»); le personali, irriducibili inclinazioni («Il tema esercita su di me una seduzione erotica cui mi è difficile resistere e non mi sento sicuro nel giudizio»). Infine, la prodigiosa duttilità, che gli permette di spaziare con disinvoltura, e con la medesima competenza, dalla narrativa ai classici, dalla poesia alla saggistica. E, soprattutto, un rigore che non cede mai al dogmatismo: «La bellezza della scrittura sta nell’assenza delle regole».
Da Italo Calvino a Anna Maria Ortese, da Giorgio Manganelli a Dino Buzzati, da Vasilij Grossman a Irène Némirovsky, da Marguerite Yourcenar a Orhan Pamuk: nei magistrali pareri di lettura di Pontiggia, gemme letterarie nascoste, il suo lavoro dietro le quinte del mondo editoriale.
«Confesso non senza imbarazzo una mia deplorevole simpatia per un’opera come questa e provo una irresistibile tentazione a proporla».
«È uno di quei romanzi in cui l’influenza di Kafka si sovrappone a quella di Borges, producendo una miscela non tanto esplosiva quanto emolliente».
Giovedì 26 settembre 2024, Casa Manzoni
Giuseppe Pontiggia (1934-2003) è riconosciuto come uno degli scrittori più rappresentativi del secondo Novecento italiano. Tra le sue opere ricordiamo in particolare Il giocatore invisibile (1978), La grande sera (1989, Premio Strega), Nati due volte (2000, Premio Campiello) e, tra la cospicua produzione saggistica, Il giardino delle Esperidi (1984). «Un libro che divorerei» raccoglie una selezione dei pareri di lettura che Pontiggia scrisse tra gli anni Settanta e gli anni Novanta in veste di consulente per gli editori Mondadori e Adelphi.